Premio Primo Romanzo – “I ragazzi di Terezìn”

Premio Primo Romanzo – La vicenda si apre all’interno della città-fortezza di Terezìn, dove un gruppo di ragazzini cerca di sfuggire alla violenza e alla crudeltà delle SS tedesche, dando vita ad un proprio giornale, il quale prende in considerazione tutte le fievoli voci dei deportati. Il giornale viene redatto a notte fonda, unico momento della giornata in cui i giovani possono evadere dall’ oppressione della prigionia ed esprimersi liberamente tramite la penna. Questo atto eroico aiuta il lettore a comprendere la vita nel ghetto, le paure, i timori e le situazioni che giovani della nostra età hanno dovuto vivere e sopportare, senza mai perdere la speranza. Nel campo vige la legge del più forte, condizioni di assoluta miseria spingono l’uomo a divenire ladro, facendogli perdere l’uso della ragione e portandolo ad una certa noncuranza della libertà e dei diritti umani. Questo romanzo non insegna solamente a disprezzare un certo periodo storico, dove per alcuni partiti politici erano ormai insignificanti valori come la libertà e la giustizia sociale, ma anche a comprendere comportamenti ed azioni delle persone sottomesse. “La Repubblica delle Farfalle” non parla del solito ragazzino ebreo che, aiutando tutti i suoi compagni riuscirà a non soccombere alla violenza nazista, ma dell’istinto di sopravvivenza che affiora in ogni essere umano quando vi è costretto dalle circostanze. Le persone si trasformano in bestie, i personaggi descritti non sono del tutto esenti da situazioni di complicità, amore fraterno e solidarietà, ma di certo a Terezìn ognuno faceva il possibile per non “lasciarci la pelle” anche a discapito della sopravvivenza di qualcun altro. Il romanzo di Corradini è scritto in prima persona, e questo, oltre a stimolare la lettura, aiuta ad immergersi in quel piccolo e grigio mondo, pieno di crudeltà ed odio. Non bisogna lasciarsi scoraggiare dalle prime pagine, che possono apparire leggermente confusionarie, infatti nel prosieguo la storia si sviluppa in modo interessante ed avvincente. Consiglio quindi vivamente la lettura de “La Repubblica delle Farfalle”, che offre una visione diversa seppure altrettanto realistica della vita nel ghetto.

Aldo Pagliano
classe 2A
Liceo Scientifico “G. Vasco” di Mondovì

Premio Primo Romanzo – Pochi libri sono capaci di prendere per mano il lettore e di accompagnarlo attraverso un viaggio fantastico ed emozionante. Matteo Corradini riesce ad andare oltre, sbattendoci dentro la citta-fortezza di Terezìn, in Repubblica Ceca, attorno al 1943. Ci abbandona nel corpo di un giovane ebreo nel ghetto di questo campo di raccolta nazista e ci lascia in balia di un fiume di eventi impetuoso e desideroso di affogarci. Insieme ai nostri giovani amici viviamo molte esperienze diverse e seguiamo la vita di “Vedem”, uno dei giornali clandestini nati dalla speranza dei ragazzi, fiore che sboccia dalla terra impregnata dal sangue delle vittime del Terzo Reich e cuore della vicenda. Impersonarsi con il protagonista ed entrare nella sua pelle è reso facile dallo stile dell’autore, a partire dall’uso creativo della lingua, simile al flusso di coscienza di Joyciana memoria, e dalla completa anonimità del personaggio, scelta che non risulta mai esplicita e che non pesa in alcun modo sullo stile di scrittura che rimane costantemente scorrevole dall’inizio fino alla fine. Il lettore percorre un lungo corridoio fatto di piccoli episodi quotidiani provando ogni volta emozioni diverse, dalla rabbia verso l’ennesima ingiustizia alla serenità di un’incontro al buio che protegge la redazione, fino alla catarsi finale. Consigliato senza riserve a tutti gli amanti della Lettura con la “L” maiuscola e a chi vuole scoprire una storia di speranza originale e diversa dal solito.

Stefano Toscano
classe IV Esa
Liceo Linguistico Vasco Mondovì

 

Premio Primo Romanzo – Tutto inizia con una lampadina e dei ragazzini raccolti intorno a un tavolo nella notte buia. Fuori regnano silenzio e tranquillità. Sembrerebbe quasi un bel quadro, felice. Ma di gioioso non c’è assolutamente nulla nelle vite dei bambini ebrei di Terezín, la città-fortezza dove sono rinchiusi e destinati allo sterminio. Questi giovani, che hanno avuto la sfortuna di nascere nel corso della Seconda Guerra Mondiale, nella comunità allora perseguitata, raccontano attraverso gli occhi di un anonimo protagonista la loro vita nel ghetto. Ci parlano di crudeltà e violenza, di ingiustizia e di dolore. Soli, senza più una casa né una famiglia, verrebbero schiacciati dal sistema distruttivo del nazismo, se non fosse per la loro volontà di non cedere. Per questo ogni venerdì sera si riuniscono nella loro baracca L417, la casa dei ragazzi, per scrivere di ciò che vedono, di ciò che sentono. Nasce così “Vedem”, Avanguardia, la rivista in cui compaiono articoli e disegni della vita nel ghetto narrata dal punto di vista dei bambini. È un modo per resistere, per continuare a vivere. È la raccolta di tutte le voci del ghetto, “che sarà fragile e debole, però è una voce contro le guardie, contro i nazisti che continuano a parlare di noi al passato, come se non esistessimo già più”. Dal marzo 1943 al novembre 1944 seguiamo le vicende dei bambini di Terezín, narrate con intensità e realismo. Viviamo con loro la prigionia, guardiamo con i loro occhi innocenti le uccisioni e le violenze gratuite delle guardie. Veniamo immersi con brutalità in un mondo in cui la parola “pietà” non ha alcun significato, dove il colore predominante è il grigio. Però la scintilla di ribellione, che poi si sintetizza in un rifiuto di cedere alla disperazione davanti alla cattiveria nazista, ci lega con un filo tanto sottile quanto tenace ai ragazzi e alla loro rivista. È impOssibile non ammirare il loro coraggio, la loro forza d’animo. Lo stile di Corradini è coinvolgente, il suo scrivere in prima persona aiuta a identificarsi nel personaggio. Tutto nella sua modalità di narrazione mira a rendere partecipe il lettore di determinate emozioni o situazioni e si avvale in modo magistrale delle tecniche tipiche della scrittura creativa. La lettura è piacevole, abbastanza scorrevole. Dopo le prime pagine, nelle quali si fatica a orizzontarsi, la storia comincia a delinearsi. Tra sogni e realtà, tra esperienze e racconti, si entra poco a poco nel terribile mondo del ghetto. L’autore delinea un quadro attendibile di come doveva essere la vita in quel luogo tremendo, ma purtroppo reale. A partire dalle copie di “Vedem”, oggi conservate al Memorial di Terezín, racconta con l’anima questa straordinaria epopea, che per quanto semplice possa apparire a prima vista, denota grande coraggio e determinazione da parte dei suoi protagonisti. Quest’opera lascia un segno nel lettore, che per quanto voglia illudersi di un possibile miglioramento della situazione, sa di non poterselo aspettare. Con drammatico realismo, viene raccontata una storia che non viene mai edulcorata o resa più semplice. Il protagonista è un bambino che avrebbe benissimo potuto esistere. Forse è proprio questo a rendere “La repubblica delle farfalle” un libro che merita di essere letto. Per non dimenticare mai ciò che è stato.

Cloe Curcio classe 4 Esa
Liceo Linguistico Vasco Mondovì